Dicembre 5, 2022

Rigenerazione urbana e territoriale, transizione energetica & accordi di collaborazione

by Studio Valaguzza in Approfondimenti

La rigenerazione territoriale è anzitutto un nuovo approccio alle regole del costruire, alimentato da un trend globale in tutt’uno con l’idea politica di sviluppo sostenibile.

Questo nuovo approccio si basa su obiettivi chiari, enunciati a livello europeo:

  • riduzione consumo di suolo, in vista dell’obiettivo di azzeramento previsto entro il 2050 dalla “Strategia dell’UE per il suolo per il 2030” (COM/2021/699);
  • inserimento di funzioni sociali che consentano la riqualificazione;
  • incentivi (riduzione o esonero dal contributo di costruzione, ma anche incrementi di volumetria etc.) e premialità (anche per riqualificazione energetica);
  • partenariati pubblico privati.

L’idea politica della rigenerazione, che impone di guardare, insieme all’ambiente, alla società e all’economia, trova nuovo vigore nella riforma degli artt. 9 e 41 della Costituzione.

Risultano particolarmente interessanti, sotto questo profilo, alcune pronunce che hanno riguardato la legittimità di decisioni amministrative con le quali si è negata l’autorizzazione alla realizzazione di impianti per l’energia rinnovabile in ragione della necessità di tutela del paesaggio.

Dalla lettura di tali sentenze emerge una nuova sensibilità dei giudici amministrativi diretta a favorire iniziative economiche qualificate all’interno degli strumenti di sviluppo sostenibile (in primis gli interventi necessari per realizzare la transizione ecologica), richiedendo una sorta di motivazione rafforzata per le decisioni che, bloccando i percorsi autorizzativi, finiscono per ostacolare il percorso verso una inversione del ciclo economico che porti a convertire le forme di approvvigionamento tradizionali in modelli che permettano di risparmiare il consumo di materie prime naturali (Cons. St., Sez. VI, 23 settembre 2022, n. 8167).

Nel quadro della rigenerazione urbana si guarda alla creazione di valore pubblico come ad un fenomeno comunitario, compartecipato: la realizzazione di un programma di rigenerazione urbana rende necessaria la convergenza tra diverse forze, che è compito della politica rendere centripete.

Le norme dell’urbanistica e dell’edilizia non sono più regole del fare, ma sono diventate, all’interno del ciclo della rigenerazione, regole del divenire, nel senso che sono riconfigurate come attivatori di dinamiche sociali, economiche e ambientali che si riuniscono in una nuova logica.

Non a caso, le normative regionali in materia di rigenerazione territoriale sono costellate da finalità che sono riconducibili alla promozione e sviluppo di interventi di rigenerazione urbana sostenibile(L.R. Siciliana, 13 agosto 2020, n. 19); al recupero, riuso e valorizzazione del patrimonio edilizio esistente e dei tessuti urbani (L.R. Campania, 10 agosto 2022, 13); alla creazione di spazi pubblici di elevata qualità (L.R. Marche, 23 novembre 2011, n. 22); al sostegno  della ripresa economica e produttiva (L.R. Veneto, 30 giugno 2021, n. 19).

Tuttavia, la previsione di finalità generali rischia di sfociare in una narrazione meramente ideologica, se non accompagnata da strumenti di misurazione adeguati e capaci di controllare l’intero processo di trasformazione legato alla rigenerazione in relazione ai target che sono stati condivisi.

L’elemento fortemente caratterizzante la rigenerazione urbana è dunque il nuovo metodo di approccio all’azione trasformativa del territorio e del patrimonio esistente, che si caratterizza per: scientificità, trans-disciplinarietà e per la sua multipolarità (istituzionale, sociale ed imprenditoriale).

Il fattore della multipolarità istituzionale (presenza di poteri attribuiti a diversi soggetti pubblici), sociale (le conseguenze della rigenerazione ridondano sulle nostre comunità hanno effetti diversi, talvolta anche in tensione tra loro) ed imprenditoriale (imprenditorialità privata e pubblica a confronto), se adeguatamente considerato, porta inevitabilmente verso l’adozione di strutture giuridiche collaborative.

La pluralità di interessi sottesa alla rigenerazione richiede una torsione dell’intero sistema giuridico pubblicistico verso strumenti di collaborazione che permettano di leggere la realtà non in maniera autoritativa ed impositiva, ma all’interno di un dialogo partecipato che sappia valorizzare le istanze imprenditoriali, del commercio, dell’industria e della società civile.

La multipolarità istituzionale, imprenditoriale, economica e sociale può essere efficientemente disciplinata all’interno di specifici accordi di collaborazione, che consentano di mettere a sistema i fattori chiave della rigenerazione e che favoriscano, durante tutto il processo di trasformazione, lo scambio di informazioni tra le varie discipline, in un ambiente di dati condiviso, che includa tutti gli attori del processo generativo in una unica alleanza unita verso i target di sostenibilità; ciò anche attraverso l’individuazione di specifici indicatori di risultato che permettano di premiare le condotte virtuose degli operatori economici capaci di produrre efficacemente valore aggiunto in termini di impatto sociale, economico e ambientale grazie alla loro azione.