Mentre in Italia si sta discutendo in questi giorni della strategia per il rilancio 2020-2022 – c.d. Piano Colao, nel Regno Unito il Construction Leadership Council (CLC), l’organismo che riunisce i leader del settore al fine di implementare le politiche economiche industriali d’intesa con il Governo, ha pubblicato l’Industry Recovery Plan, il piano per la ripartenza del settore delle costruzioni.
Il documento parte inevitabilmente dal duro conto presentato dall’emergenza sanitaria legata al Covid-19 sull’economia nazionale e, in particolare, sul settore construction.
Secondo i dati pubblicati dall’Istituto Nazionale di Statistica emerge che
− l’attività nel settore delle costruzioni ha subito un calo del 2,6% nel primo trimestre del 2020, con un calo del 5,9% nel solo mese di marzo;
− in aprile, il 47% delle imprese consultate ha dichiarato di aver ridotto la propria attività fino all’80% dei volumi precedenti. In particolare, circa il 91% dei cantieri ha subito l’arresto nel mese di aprile;
− l’intero settore delle costruzioni subirà un calo di fatturato del 25% nel 2020, mentre la vendita di beni e servizi si è ridotta del 6,7% rispetto all’ultimo trimestre del 2019;
− i settori più colpiti sono il private housing (calo del 42%), le costruzioni commerciali (36%) e le manutenzioni ordinarie e straordinari di immobili (35%).
Dal punto di vista dell’impatto generale della crisi sui modelli di lavoro nel settore delle costruzioni, il rapporto stima un aumento dei costi e dei tempi di consegna causati dalla minore competitività delle imprese, meno margini di guadagno a fronte di costi di produzione maggiori e, in generale, una sensibile riduzione degli investimenti.
A fronte di questa situazione, il CLC ha formulato delle proposte concrete sviluppate, anche temporalmente, lungo tre linee di azione distinte:
- Restart;
- Reset;
- Reinvent.
Restart. Nella prima fase, che occupa un orizzonte temporale di 3 mesi, si prevede la riattivazione del sistema produttivo attraverso la ripresa di tutti i lavori e i progetti sospesi a causa della diffusione dell’epidemia; in quest’ottica, sarà necessario concentrare gli sforzi per cercare di massimizzare l’occupazione nel settore (oltre 2,3 milioni di impiegati a marzo 2020) e ridurre gli sprechi e le diseconomie che distraggono risorse importanti da destinare ad altri scopi. Merita di essere sottolineato come, secondo il CLC inglese, la maggiore forma di “spreco” nel settore delle costruzioni sia rappresentata dalla conflittualità tra le imprese costruttrici e le committenze e all’interno della filiera produttiva. Il passaggio a un modello collaborativo, anche attraverso l’introduzione di specifici strumenti giuridici flessibili e virtuosi, capaci di ridurre le dispute e creare valore aggiunto per le parti in gioco, come nel caso del FAC-1 (ne abbiamo parlato nell’articolo disponibile al link https://www.ingenio-web.it/26626-come-migliorare-la-disciplina-contrattuale-in-tempo-di-crisi-accordi-collaborativi-e-covid-19), è visto come una delle più efficaci soluzioni al problema, idonea a generare benefici per l’intero settore.
Il Piano prevede anche delle misure concrete per favorire la ripartenza, come ad esempio l’adozione di misure di sicurezza speciali nei cantieri, l’estensione delle ore di lavoro nei siti e dei termini di scadenza delle consegne e dei progetti, in modo che i titoli abilitativi non perdano la validità a causa delle conseguenze dell’emergenza sanitaria, la semplificazione dei processi di pagamento dei lavoratori e dei fornitori, per garantire una fonte di reddito e un flusso di cassa costante.
Reset. La seconda fase, che occupa un orizzonte temporale a partire dal terzo mese e fino all’anno dall’avvio del programma, è improntata alla stimolazione della domanda, ad accrescere la produttività del comparto e a rafforzare la capacità dell’intera filiera. Nell’ottica della ripresa economica, viene riconosciuto il ruolo fondamentale delle infrastrutture strategiche, quali opere capaci, per rilevanza sociale ed economica, a fare da traino per tutto il settore delle costruzioni.
Questa fase ricomprende anche attività laterali di rilievo quali la riforma del sistema di formazione e qualificazione degli operatori (tematica ben nota anche in Italia, si pensi al dibattito sulla qualificazione professionale di esperto BIM), lo sviluppo di nuovi approcci al mondo del lavoro attraverso investimenti mirati nelle tecnologie digitali e la riforma dell’IVA (VAT), di cui viene richiesto a gran voce un rinvio.
Reinvent. La terza fase, prevista nel corso del secondo anno dall’avvio del programma, è la più drastica e, quindi, ambiziosa. Si tratta di sostenere la crescita economica attuando una trasformazione del settore industriale, in modo da creare valore aggiunto per i vari componenti, attraverso lo sviluppo di modelli di collaborazione e partnership capaci di creare un ambiente di lavoro efficiente e sostenibile. Si parla di “industria resiliente”, intesa come eco-sostenibilità degli immobili, attenzione ai bisogni sociali (come nel caso delle esigenze abitative anche per le fasce di popolazione più debole), maggiore sicurezza sul lavoro e modernizzazione delle strutture pubbliche.
La convinzione del CLC è che tale fase sia realizzabile solo attraverso il miglioramento del sistema del procurement nei settori tanto nei settori pubblici quanto in quelli privati.
In conclusione, ancora una volta il sistema inglese dimostra di essere all’avanguardia nell’affrontare, guardando alla sostanza, la crisi.
La redazione di documenti strategici che guidino il settore delle costruzioni, in cui si abbia il coraggio di uscire dall’ambiguità e indicare la rotta, appare come un esempio interessante da imitare.